“Oso citarvi una frase di colui che era considerato come un grande dittatore: dicono che ho potere, ma io non ho nessun potere, forse ce l’hanno i gerarchi, ma non io. Io posso solo decidere se far andare il mio cavallo a destra o a sinistra, ma nient’altro”. “Lo stesso succede a me, tanto che tutti hanno il diritto sia di criticarmi che di insultarmi…”.
L’ha detto ieri alla riunione dell’OCSE.
Parto dal fondo:
Tutti mi hanno votato.
Tutti mi criticano e mi insultano.
La diagnosi:
Non c’è più con la testa.
Trattasi di caso grave.
La gravita’ del quadro clinico viene accentuata dalla citazione stile impero littoriano,
fra migliaia di menti nobili che questo paese può vantare al mondo intero, questo pazzo cita il parinano da Predappio.
Ha cominciato a camminare con la mano infilata alla Napoleone, il nano Corso.
All’assemblea di Confindustria cerca di nominare la Marcegaglia ministro dell’economia per alzata di mano,
quella degli industriali per dio!
Nessuno meno uno o due la alza,
persone normali che si saran posti lo stesso quesito:
“Ma e’ pazzo?”
Uno cosi’ Milos Forman l’avrebbe scritturato per Qualcuno volo’ sul nido del cuculo.
E’ abbastanza ovvio che si riferisse al commercialista travestito da economista, tale Tremonti Giulio, che e’ un po’ meno pazzo.
Il Duce.
I suoi diari.
Li ha appena finiti di leggere.
Li ha miracolosamente ritrovati Dell’UtriMammassantissimaMarcello,
il meno pazzo di tutti e tre.
La cura:
Ai pazzi mai dar torto.
Forti di questa legge si prescrive il ricovero coatto in struttura di Ligresti,
con stuoli di minorenni vestite da infermiere che lo assecondano.
Se lo proponessero a me non servirebbe la parola “Coatto”.
Per gli altri due pazienti bastano le dimissioni.
A parte le battute, ma ve la immaginate la Merkel che cita Hitler?
O Sarkozy che cita Peten?
O Zapatero, no scusate, Aznar che cita il Caudillo?
Pura fantascienza.
Da noi siamo alla demenza, credo sia di tipo senile.
Mio nonno paterno fu’ un fascista con un certo grado,
mi si disse che fosse stato un fascista buono, una brava persona.
Non c’ho mai creduto per un solo istante, se nel ’38 eri una brava persona, o eri esiliato o eri in carcere o eri uno, come tanti, che ogni giorno rischiava la pelle per un pezzo di burro.