Gli eserciti regionali.
Dopo le ronde padane, anche questa proposta di legge tendente al Medioevo verra’ disattesa.
Per farsi colti, citano la Guardia Nazionale Americana, e non sanno come e’ strutturata, tutto fuorché un fantomatico esercito regionale.
Narice LaRussa “censurato” per il vaffanculo a Finiilfascio.
Bene, potrò serenamente continuare ad utilizzare i miei sopranomi.
I fratelli Tunisini che scappano nelle campagne di Manduria, correndo sotto lo sguardo vigile delle telecamere, sono una scena meravigliosa, come aprire la gabbia del canarino e vederlo volare fuori.
Il nano che va’ a Tunisi e torna, miracolosamente, senza aver comprato casa per finta.
Affitterà quella di Craxi.
E lo scritto, sino a qui, ricalca la cronaca nazionale.
Ma oggi ho una sana voglia legata ai viaggi.
Cazzo, quanto amo viaggiare.
E allora beccatevi questa:
Correva l’anno nonmiricordopiu’, e in compagnia di due amici scorrazzavamo nell’Europa.
Partimmo con “Lina”, l’automobile, che si accendeva solo mediante colpo preciso sulla calotta, praticato con punta di ombrello.
Immaginatevi i passanti durante la scena.
I compagni di viaggio erano Cavallino e Beppo, che non sono nomi di fantasia.
Abbiamo riso per decine di giorni, ininterrotamente.
Dormivamo in ostelli, o in hotel’s a mezza stella, si risparmiava per la “spezia”, e non passava giorno inosservato.
Toccatina a Monaco di Baviera, per poi fiondarci ad Amsterdam, pochissimi giorni, credo tre, perché quella città non permette agli amanti dei vizi una permanenza più lunga, si rischia di restarci per sempre.
A Volendam bisogna passare, paesino con le vecchiette sull’uscio di casa, vestite come nel 600, e non per maschera.
Tutto scorre lento, persino il mare sembra più rilassato.
Sulla banchina del porticciolo, bancarelle dedite a fornirti panini con gamberetti e/o salmone e/o aringa, da impazzire!!.
E siamo finiti al mare, da bravi mediterranei, su a Zandvoor, dove manco Capitan Nemo avrebbe il coraggio di fare un bagno, una settimana di pioggia finissima, ma fummo fortunati, era la settimana internazionale del Jazz della cittadina e ogni sera, in ogni piazzetta, musica e birra, birra e musica.
Pero’ a Zandvoor l’acqua era ghiaccio, meglio che andiamo più a sud.
Arrivammo a L’Aia, che si chiama Scheweningen.
A Scheweningen quando arrivi non vedi il mare, perché la regina d’Olanda s’è fatta su’ casa sul litorale.
Su tutto il litorale…
E Bruxelles, praticamente una città italiana all’estero.
Costruita da architetti e muratori italiani.
Scavata in miniera da disperati italiani.
E molti parlano l’italiano, una rarità se si esclude la Svizzera del cantone italiano e le Little Italy sparse per il pianeta.
Sbagliammo per due giorni la Piazza principale ricoperta di fiori, ma comprammo una cartolina, all’epoca non si viaggiava per mete prestabilite, ciò non toglie che un museo o quant’altro legato all’arte, era debitamente visitato.
Ma da adolescenti il vero museo e’ all’aperto.
A Liegi, il quindici agosto.
A Liegi c’è un isola in mezzo al fiume.
Il Beppo e Cavallino vedono un ponte, che stranamente contiene una massa di persone tutte intente a lasciare l’isolotto.
Nessuno che va’ dall’altra sponda.
Gatta ci cova.
Passiamo il ponte, unici tre, e lo spettacolo che ci si apre di fronte lo racconterò anche fra decenni.
Era la festa della comunità nero/ispanica che vive da secoli sull’isola.
Woofer ovunque a pompare musica, e che musica, concerti soulblackfunky ovunque.
Tre bianchi, noi tre.
Alle finestre di ogni casa, al piano terra, file multicolor di vodka ghiacciata di tutti i gusti, la vodka da passeggio, micidiale, in tutti i sensi.
Quando tornammo in hotel, a notte fonda, il portiere non volle credere a dove eravamo andati, disse “Ma siete pazzi? ma lo sapete che nessun bianco osa andare a quella festa?”
Povero cretino.
Finimmo a Dusseldorf, l’Altstadt e’ una bomboniera di vita, dalle cinque nel meriggio le rive del Reno cominciano ad affollarsi di tedeschi con i capillari rotti sulle guance, mentre i giovani stanno più in basso, con i piedi nel fiume.
E donnone ingrembiulate portano cinque o sei boccali di birra da litro in ogni mano, con la stessa facilita’ con la quale io imbraccio “L’Unita”.
Conservo ancora un’ istantanea scattata al Rheinpark, una striscia d’erba lunga chilometri che costeggia il fiume.
V’e’ impressa l’immagine di Cavallino che si esibisce in una rovesciata con tanto di pallone, una cosa tipo l’indimenticato Parola nel simbolo delle figurine Panini.
Ma Cavallino la fece meglio.
Ogni volta che ho voglia di viaggiare prendo quella foto e la fisso per bene.
A quel punto il più e’ fatto.
Buon viaggio a tutti, che tanto prima o poi ne farete uno.