Il Blog

La reale storia del Lavoro che non c’è.

In Politica on marzo 19, 2012 at 9:21 am

Il Lavoro.

Tutti, persino chi, come Straquadanio, non ha mai lavorato un’ora in vita, si riempiono la bocca con questa parola.

E’ la moda del momento.

Ho visto una delegazione dell’Alcoa, 
che presa dalla più assoluta disperazione si e’ presentata con lo striscione della RSU in piazza san pietro, e Natzinger li ha pure coglionati, dicendo loro che:

“Prego per gli operai dell’Alcoa,
e auspico e bla bla bla”

L’Alcoa chiuderà, questa e’ l’unica cosa certa.

Il Lavoro che non c’è  non e’ un problema derivato dalla crisi dei subprime, o dall’attentato alle twintower,
il lavoro che non c’è  e’  un problema che ha dei precisi colpevoli.

Si chiamano:

Imprenditori.

Lo so’, qualcuno ora penserà, eccolo, il marxista reazionario.

Non si sbaglia.

Tutto inizio’ quando, verso la meta’ degli anni ottanta, sull’onda dei grandi gruppi industriali, anche le piccole e medie industrie, tessuto portante del paese, decisero univocamente di delocalizzare.

L’imprenditore della provincia, qui nel nordest, comincio’ ad accumulare un pacco di denari pagando una pipa di tabacco l’indiano in India, il Bulgaro in Bulgaria, il Marocchino in Marocco.

Il passo successivo fu’ farli arrivare qua e fare loro svolgere le mansioni più usuranti che i nostri conterranei ritenevano umilianti e sottopagate, come scarnare le pelli in conceria o fare i turni in fonderia o spalare fanghi in un impianto di depurazione.

Attenzione, non vi sto’ parlando del muratore o del raccoglitore di pomodori pagati in nero.

Sto parlando di esseri umani assunti con regolare contratto.

E’ così che siamo arrivati a tale situazione, per pura ingordigia dei padroni e per una scarsa propensione alla fatica delle nuove generazioni catartizzate sul sogno del reality.

A oggi, a cinquecento metri da casa mia, v’e’ un’azienda che e’ fiorente, riceve premi dall’assoindustria, il titolare e’ nel CDA di una banca importante, lavorano anche la domenica.

Tutto bene?

Sto cazzo.

Come sta succedendo in centinaia di realtà in tutta Italia, il padrone ha avuto l’idea.
Dopo aver aperto anni orsono uno stabilimento in Romania, ora il genio lascia a casa gli operai italiani e li sostituisce con operai rumeni.

Tutto in chiaro, tutto contrattualizzato.

Ed ecco che un operaio rumeno che lavora a cinquecento metri da dove mangio, dormo, dipingo e faccio all’amore, vive così:

Appartamento sopra all’azienda, pagato dalla medesima, che viceversa utilizzerebbe come solaio.
7 persone in 50 mq.
30 euro alla settimana per fare la spesa.
200 euro al mese di stipendio.

E nessuno dice nulla, e’ tutto regolare.

Attendo di vedere il prossimo step,
magari risulterà ancora più vantaggioso farli vivere direttamente sopra i macchinari.

Immagino, per ultimo, che lo yacht del mecenate sia raddoppiato in lunghezza, negli ultimi vent’anni.

  1. ahimè sono perfettamente d’accordo.

  2. Caro Zac, perfettamente d’accordo in tutto con quello che hai scritto. Aggiungerei solo se mi permetti, il contributo della politica che per anni ha chiuso entrambi gli occhi facendo finta che il problema non esisteva ed ora continuano a parlare e discutere di lavoro come se in Italia il lavoro esistesse ancora. Qui nel giro di un paio d’anni toccherà far le valige ed emigrare come nell’800. ma non ai giovani…. a tutti, anche ai vecchi. Il lavoro è ufficialmente morto in questo Paese, un’economia non si regge solo sui servizi, senza industria si è finiti. Senza soldi i consumi cessano, nessuno può più permettersi di comprare alcunchè e l’economia si ferma. A novembre dopo la prima manovra predissi un crollo del Pil del 4% a fine 2012 a fronte delle previsioni di Monti e della Fornero di un -0.4.Vedremo come andrà a finire… io sono molto pessimista ed il peggio secondo me arriverà tra giugno ed ottobre.
    Un abbraccio, ciao

  3. Ahinoi, esimio Maestro, ahinoi.

    Ciao
    Zac

  4. Caro Raf,
    sai, io credo che nella piccola e media industria privata, la politica non sia mai c’entrata, o perlomeno se ci e’ entrata lo ha fatto solo per accapararsi i voti dell’azienda di turno.

    D’altronde,cosa poteva fare la politica quando un imprenditore boia trova un paese dove la manodopera costa dieci o venti volte di meno?

    Abbassare le tasse e portarle all’uno%?

    l’imprenditore avrebbe lo stesso delocalizzato.

    Una volta scrissi di un esempio, te lo ripropongo:
    La Diesel, del “mecenate” Renzo Rosso, che ancora non comprendo come mai Felice Maniero non abbia mai fatto il suo nome, produce i suoi jeans in estremo oriente e in Tunisia, ebbene, da quando li faceva in Italia ad oggi il prezzo d’acquisto finale e’ quadruplicato.

    Non ho altro da aggiungere.

    Hasta
    Zac

  5. Vorrei aggiungere anche la realtà romagnola che della stagione turistica ne ha fatto sempre una questione di “spremitura” dell’umano – lavorare come bestie da soma per 4/5 mesi e poi la bella vita ( per il datore di alvoro, ovvio), orbene, oggi tale forma di dipendenza ha raggiunto livelli di sfruttamento spudorato, nel trionfo totale del “se non ti sta bene, quella è la porta” tanto la sovrabbondanza numerica della richiesta permette il ricambio continuo, fuori uno, sotto un altro, con meno pretese e più disperazione! ciao

  6. Cara Loretta, oramai quando sono in spiaggia non comprendo piu’ se siano piu’ emarginati, sfruttati e diseredati i senegalesi che vendono merce o i bagnini rumeni che trasportano pile di sdrai.

    Ciao
    Zac

  7. ciao Zac,
    ricevere un applauso da chi alimenta la mia conoscenza nella giusta direzione è sinceramente gratificante. Ti ringrazio e ti seguo. robi

  8. Troppo buono, caro Roby,
    Grazie di cuore.

    Ciao
    Zac

  9. Sai che io sono una rompicoglioni, polemica. Ma in grande parte sono d’accordo con quanto hai scritto – prendo le tue generalizzazioni come “espedienti narrativi”, che tra l’altro funzionano pure – e aggiungo che moltissimi imprenditori il fallimento se lo meritano tutto.
    Detto ciò: Tu che soluzione proporresti? Io non lo so proprio, perchè partendo dall’ovvio assunto che da qualsiasi parte la si guardi, l’attività imprenditoriale ha come scopo il profitto e quindi la ricchezza dell’imprenditore (inutile stare a pettinare le bambole, la realtà è questa). quali potrebbero essere gli sproni, gli incentivi o quel che vuoi per evitare questo tipo di situazioni?
    Ovvero: Come spiegheresti agli imprenditori che delocalizzare è una cazzata? Ciao!:)

  10. Uh oh! Ho scritto una cazzata (imprecisione, via) “l’attività imprenditoriale ha come scopo il profitto”, intendo dire “ha come scopo ULTIMO, il profitto”, ovvero è lo scopo fondamentale, NON l’unico.

  11. Suvvia, Cara Anna, rompicoglioni e’ eccessivo, direi che sei una che pone domande, il che e’ ben diverso.

    La domanda e’ malposta, nel senso che e’ una cazzata per il paese, ma per l’imprenditore e’ manna dal cielo.

    Permettimi, non v’e’ nulla da spiegare agli imprenditori, v’e’ da legiferare:
    se una merce viene prodotta al di fuori della UE da una ditta che ha la ragione sociale all’interno della UE medesima, si pongono dei dazi doganali tali da disincentivare tale procedura.
    Gli USA lo fanno con successo da almeno 150 anni.
    Inoltre, per i manufatti tessili e calzaturieri, e per tutto l’alimentare, propongo che vengano introdotti anche nelle sedi delocalizzate i test che si fanno per legge in Italia.
    Per ultimo, se, come succede in Tunisia, crei una societa’ offshore, e commercializzi con l’Italia, ti faccio pagare tutte le tasse qui sulla tua intera produzione destinata al territorio nazionale, poche storie.

    Cosi’ si fa’.
    Non vi sono altre strade.

    Ah, viene inteso come dato assodato che i margini di guadagno delle societa’ in questione, subirebbero un leggero calo, ma sarebbero ancora di gran lunga piu’ redditizie di quelle che operano all’interno della UE.

    Per ultimo, mi piace da morire quel “Espedienti narrativi”, e’ proprio cosi’, complimenti.

    Ciao
    Zac

  12. Interessante… C’è solo un punto che mi stupisce:

    “per i manufatti tessili e calzaturieri, e per tutto l’alimentare, propongo che vengano introdotti anche nelle sedi delocalizzate i test che si fanno per legge in Italia”.

    Perchè, ora non è così!?!?! Cioè tu vuoi dirmi che i Jeans di Renzo Rosso (astutissimo perculatore di povere teste di cazzo) da 350 eurozzi, prodotti rigorosamente in Cina o Tunisia non hanno ALCUN controllo!?!

    Tipo che la fighetta deficiente che se li compra (non è deficiente di default, è deficiente perchè spende 300 e passa euro per un paio di jeans, brutti) rischia l’orticaria al culo da additivo chimico? Ha ha! Non ci credo.

  13. Ovvio che e’ cosi’, garantito da chi, come me si occupa di queste cose da 25 anni.
    Prova a metterti una tshirt di colore nero made in china, sudaci dentro, poi mi dici se ti spuntano eritemi oppure solo un annerimento delle ascelle.

    Diro’ di piu’, la quantita’ di formaldeide contenuta nei jeans prodotti nei mercati non controllati e’ X%,
    mentre le normative europee prevedono, gia’ da anni, l’assenza totale di formaldeide da qualsiasi manufatto tessile, decisione scaturita dopo le morti bianche in inghilterra di un consistente numero di neonati che, facendo la pipi’ a letto, creavano una reazione con la formaldeide contenuta nelle lenzuola, creando acido formico, e morivano soffocati.

    Per ultimo, prendi un pezzo di carta bianca, strofinalo su un paio di jeans made in far east, poi controlla la colorazione che ha preso la carta medesima, io conosco persone che hanno il divano di casa a chiazze blu dopo esserci stati seduti sopra con tali jeans.

    Sull’alimentare calo un velo pietoso, se no ti viene da vomitare.

    Ovviamente, anche dal fareast arrivano prodotti d’elite, controllati, ma ne’ io ne’ te ne verremo mai in possesso, se non pagando cifre esorbitanti, ad esempio, un paio di jeans giapponesi fatti a regola, costa dai 500 ai 700 euri.

    Ciao
    zac

  14. Ua! Io pensavo che, almeno per le ditte con sede legale principale in UE valessero le stese regole che da noi. Altrimenti si chiama truffa… Insomma, se mi compro un paio di sandalini (le ballerine non le prendo più) nel negozietto cinese per la cifra di Euri 2,50, sono conscia che i piedi puzzeranno orrendamente per settimane e probabilmente mi verrà anche uno sfogo della pelle, MA CAZZO, se spendo 200 Euro per un paio di infradito di Prada, anche se le fanno in Cina, mi sembra il minimo che siano almeno non nocive. Invece no. Non lo sapevo, davvero.

  15. Si chiama truffa LEGALIZZATA, e non e’ che per forza le prada debbano essere nocive, al pari delle “cinesi”,
    semplicemente puo’ capitare.

    Ti aggiungo un piccolo ma significativo particolare:
    la stessa azienda che in cina produce le prada, negli stessi reparti, con gli stessi macchinari, e con gli stessi esseri umani, produce anche quelle che poi trovi a 2,5Euro.

  16. E se smettessimo di comprare roba firmata? Prada ha avuto più denunce che capelli in testa perchè taroccati,pagati dai mille e duemila euro scarpe borse,denunciati risultavano prodotti misti con cartone.Prada lavora vicino alla mia città.
    Un episodio,Bertelli quando arriva in macchina alla fabbrica se non trova posto al parcheggio comincia a sbattere la sua macchina con quella che secondo lui gli ha rubato il parcheggio.La pazzia non ha limiti,tutti gli imprenditori che sono venuti dalla zolla e che hanno fatto fortuna non si sa come sono di una ipocrisia senza pudore.
    Ciao Zac.

  17. Scusami tanto Zac l’anonimo sono io,non mi ero accorta che dopo l’intervento del tecnico dovevo rimettere l’indirizzo,odio essere anonima perdonami ancora.
    Ciao Zac.

  18. Non ho niente da aggiungere al tuo post.

    La domanda me la sono posta molto tempo fa, PERCHE’ E’ SUCCESSO?

    La risposta è sempre nelle parole di Antonio Gramsci

    “Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.

    Li aspetto al varco delle politiche del 2013, sempre che, ci sia permesso ancora di esercitare il diritto di voto.

    Hasta Siempre Compagno Zac

  19. Cara Gibran, sfondi una porta aperta, sto attentissimo a non aquistare capi griffati.
    Ma lo sai come si sono conosciuti il faccendiere Bertelli e Miuccia Prada?
    Erano in un tribunale, con la Prada che aveva denunciato il Bertelli.

    Il reato?

    Bertelli vendeva capi Prada falsificati.

    Ecco.

    Ciao
    Zac

  20. Cara Compagna Tina, citare Antonio significa farmi venire il groppo in gola, ti ringrazio.
    Tì ho mai detto che il 1 maggio, con cadenza annuale se posso, ma al massimo biennale, mi reco a Roma, e di primo mattino, con una vespa come quella di Nanni Moretti in Caro Diario, e con un Compagno di quelli giusti,
    ci rechiamo armati di bottiglia al cimitero degli inglesi, e di fronte alla tomba di Antonio ce la scoliamo.
    Poi stiamo sino alle 16 a S.Lorenzo, che forse e’ rimasto l’unica enclave comunista di questo paese, per poi dirigerci verso s.giovanni per il concerto.

    Hasta
    Zac

  21. Niente a che vedere con il post…QUINZI per i prossimi 4 anni ;-)))

    Hasta Zac ;-))

  22. Lo sapevo, ci mancava anche che vincesse il boia Bombassei.
    e cio’ che mi fa godere, e’ che con la raccomandazione di marchionne, scusami la volgarita’,ora
    ci si puo’ pulire il culo.

    Hasta
    Zac

  23. Vorrai scherzare spero…sono del parere che Squinzi ha vinto sul boia proprio grazie alla raccomandazione del maglioncino dell’FMI, avrebbero eletto anche il Cinese Cofferati pur di tenere marchionne fuori dalle balle ;-))

    Hasta ;-))

  24. ma e’ esattamente quello che volevo intendere, forse mi sono spiegato male.

    Hasta
    Zac

  25. Ciao Zac
    che dire, io mi sto domandando adesso che cosa attaccheranno ancora. E soprattutto quando il paese riprenderà un minimo di coscienza… brutte le risposte.
    un saluto

  26. Caro Compagno Ernest, la prossima cosa che attaccheranno sara’ la libera informazione, io sto ancora schiumando rabbia per la chiusura de “il Riformista”, dopo aver bestemmiato a lungo per quella di “liberazione”.

    Hasta
    Zac

  27. Ho letto il tuo post ma ,ancor di più, ho seguito lo scambio di opinioni tra te e Bionda. Non saprei cos’altro aggiungere, non ce n’è bisogno. Anzi, no: questa è una pagina che dovrebbero leggere tutti. Soprattutto coloro che si ostinano a non vedere.

    Ciao Zac… non sono un “complimentoso”. Ho goduto veramente nel leggere questa tua pagina. Ciao e buon pomeriggio.

  28. Caro Carlo,
    grazie infinite,
    la Bionda e’ una tosta.

    Ciao
    Zac

  29. partita iva = manigoldo?
    così, per sapere in quale angolo mettermi 🙂

    paolo

  30. Carissimo Paolo, io ho PI da vent’anni, se dici siamo in due, a essere manigoldi.

    Poi sono andato a vedere l’esatto significato:
    manigoldo:
    Persona crudele, spietata
    Carnefice, aguzzino.

    Ecco,
    tutti gli altri sono avvisati……

    Ciao e buona serata
    Zac

  31. caro Zac
    non sarebbe allora il caso di prender meglio la mira?
    io son giorni che rido
    da qualche tempo la mia p.i. sembra diventata il soggetto dello stato di precarietà di molti e l’origine del dissesto economico di questo paese.
    nel giro di un niente mi sono trovato ad avere l’impressione (personal, only personal) che il dualismo imprenditori/operai che va sempre per la maggiore sia stato ben architettato per farci guardare il dito e non la luna.
    anche perchè senza suv, escort, yacht, cortina e st. moritz mi sembra d’essermi perso qualche cosa.
    saluti
    paolo

  32. dico la mia, così, per non sembrare solamente bastian contrario 🙂
    non è che, forse forse, il grosso problema che ci affligge è il “tenere famiglia”?
    perchè quella la tengono tutti, dall’imprenditore al sindacalista, dal cattolico al laico, dal dirigente privato a quello statale….
    saluti
    paolo

  33. Caro Paolo,
    prendere la mira?
    da che mondo e’ mondo un miope non colpisce mai il bersaglio, e questi (e con “questi” prendo dentro parecchi personaggi piu’ o meno pubblici) non solo sono miopi, ma anche bene ancorati alle lobbies dominanti.

    Concordo appieno sul “tenere famiglia”.

    Ciao
    Zac

  34. Ascoltami, coprofago, sinceramente non riesco a capire il tuo ostinarti nello scrivere qui, che tanto nessuno leggera’ mai una tua sillaba.

    Te lo ripeto, forniscimi luogo, data e ora, saro’ ben lieto di presentarmi per spaccarti un po’ di ossa.

    A proposito, sei andato dall’oncologo?

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