Premettendo che non nutro alcuna simpatia con il min. Poletti, in questo strano paese anche quando l’argomento e’ condivisibile in modo universale, c’e’ sempre il branco di imbelli pronti a contestare, magari qualcuno mi legge pure.
Ah, prima che qualche anonimo me lo ricordi, in questo caso la penso in maniera diametralmente opposta rispetto a Pippo.
La questione e’ nota da ieri, il ministro sostiene la necessita’ di far “lavorare” gli studenti durante un periodo a cavallo dei tre mesi estivi.
Apriti cielo!!!!!!
Chi parla di lavoro aggratis, chi addirittura di sfruttamento minorile, altri di lavoro mascherato da stage.
Parassiti, altro non mi sovviene.
Vale una menzione la seguente, di un’insegnante delle elementari, che ovviamente non ha capito un cazzo:
“I bambini della mia scuola erano molto stanchi negli ultimi giorni di giugno, figuriamoci a farli venire anche a luglio”
Che neanche in sudsudan li sfruttano cosi’, aggiungo io.
Un preside: “Non abbiamo l’aria condizionata nelle scuole”.
E neanche le odalische con il ventaglio, aggiungo io.
Ora, che mi devo calmare, io e la quasi totalita’ dei miei compagni di classe, abbiamo lavorato, fatto stage, e soprattutto sudato, durante le ferie scolastiche.
Chi faceva l’apprendista cuoco, essendo studente di alberghiera, chi cominciava ad andare in azienda dal padre per fare i lavori piu’ umili, chi ancora, come il sottoscritto, lavava fusti di prodotti chimici nell’azienda che mi avrebbe visto, 20 anni dopo, tornare a lavorare per loro.
Altro che tre mesi!!!!!!!!!
Sui compensi calo un velo pietoso, vi basti sapere che io lavorai ad Amburgo che ero un diciassettenne, facevo gelati, pagato 1200lire/ora (quando a fare il cameriere in Italia all’epoca se ne’ beccavano 8mila/ora), per piu’ di tre mesi filati, tutti i giorni domeniche comprese, dalle 7,30 sino alle 2330 senza pause.
Finivo le giornate con le caviglie gonfie e con l’avambraccio distrutto, dato che in una giornata servivo piu’ di 1500 paline di gelato (e dio sa’ quanto sia duro il gusto limone appena tolto dal freezeer).
Fu’ uno shock, uno shock positivo, imparai il tedesco e, successivamente, quando mi arrivo’ la cartolina per partire militare, mi sembro’ una passeggiata di salute.
Poletti ha perfettamente ragione.
Chi forse ha scantonato sono i genitori della mia eta’, che non hanno fatto nulla perche’ questa ottima usanza venisse passata alla generazione successiva, macche’, molto meglio i tablet, i corsi di tennis con i cloni di Nick Bollettieri, i camp per futuri Magic Johnson, per arrivare alla questione dei compiti per le vacanze, sui quali ho sentito piu’ di una mamma mia coetanea dire:
“Con tutto quello che studiano durante l’anno, pure i compiti estivi, poveretti”
Credetemi, in piu’ di un anno di esecutivo, questa e’ l’unica dichiarazione che auspico abbia un futuro concordato trasversalmente con tutte le forze politiche.
Per ultimo, nessuno si e’ accorto che gli imprenditori, di tutte le razze e relativi fatturati, quando hanno una troupe di alunni che fanno uno stage nelle loro aziende, mettono a disposizione del personale che di norma verrebbe utilizzato per altro, con un costo, e con la speranza che almeno un alunno su dieci (e’ SEMPRE stato cosi’) possa essere assunto dopo la fine del ciclo di studi, e quando questa cosa si faceva, perche’ si faceva, tutti tornavamo a casa con gli occhi pieni di stupore, di magia, di speranza, di fatica.
Io sono diplomato in chimica tintoria, il primo lavoro che feci (sta ancora scritto sul mio libretto di lavoro) fu’ all’interno della piu’ grande (al’epoca) azienda tessile italiana, che come da norma in agosto era chiusa e squadre esterne si occupavano della manutenzione.
Ebbene, avete presente le condutture dell’aria che potete vedere in alto dentro a un ipermercato? ecco, ci sono anche nei reparti di filatura e tessitura, solo che li’ sono piene di pelucchi delle lavorazioni.
Lo scrivente era magrissimo, quindi destinato a infilarsi in quei tunnel al mattino per uscirne ore dopo armato di due spazzole di ferro, e pulire.
Un mezzodi’, tutto nero di fuliggine in viso e in tuta blu, usciii dal lavoro in bicicletta per andare da mia nonna dove avrei mangiato l’insuperabile ed inegualgliabile “riso e bisi”; mi apri’, e con fare stupito disse:
“Salve, buon uomo, ha bisogno di qualcosa?”
Avevo sedici anni, ed ero contentissimo, mi aveva scambiato per un adulto, una strafigata.